venerdì, 29 Agosto 2025

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Orari di lavoro, occupazione e salari ai tempi dei dazi

Il dibattito sulla riduzione dell’orario di lavoro settimanale – fino a 32 ore a parità di salario – si inserisce in un quadro complesso per l’Italia: lavoriamo più di altri Paesi europei, con salari reali bassi e una produttività stagnante.

Dai dati emerge che la crescita dell’occupazione dipende non solo dall’andamento della produzione, ma anche dalla distribuzione tra salari e profitti. Se i guadagni di produttività vengono usati solo per aumentare i margini aziendali, senza crescita dei salari e riduzione dell’orario, ne risentono consumi e domanda interna.

La questione si intreccia con il nuovo scenario internazionale: l’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump rischia di colpire duramente il modello produttivo italiano basato sull’export, in particolare nei settori tessile e moda. In questo contesto l’Europa è chiamata a dotarsi di nuove politiche industriali e di sviluppo sostenibile, capaci di contrastare gli effetti delle misure protezionistiche e di rafforzare il proprio modello sociale.

Per l’Italia la sfida è duplice: difendere l’occupazione attraverso una riduzione dell’orario che accompagni l’aumento di produttività, e affrontare l’emergenza salariale che coinvolge oltre 2,4 milioni di lavoratori con retribuzioni orarie sotto i 9,5 euro. Senza un intervento deciso su orari, salari e regole del lavoro, il rischio è un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

Leggi qui l’approfondimento a cura di Simone Lauria – Ufficio Studi della Camera del Lavoro di Milano