Oggi un incontro storico alla Camera del Lavoro di Milano. Storico, perché è la prima volta che un Arcivescovo incontra la Cgil nella sede del sindacato. Lo ha fatto Mario Delpini, in dialogo col segretario generale Cgil Luca Stanzione nel Salone Di Vittorio.
Un confronto che nasce dal desiderio di riflettere insieme sul ruolo del lavoro come luogo di costruzione di comunità, dignità, partecipazione, solidarietà.
Luca Stanzione: “Milano rischia di perdere la sua anima. Il lavoro deve tornare a essere una via di sviluppo umano e comunitario”
Stanzione ha sottolineato come oggi “la sfida più grande non sia contrapporre differenze, ma trovare similitudini e costruire connessioni”. Da qui l’idea di una “alleanza milanese della prossimità”, capace di unire mondi diversi nel segno della responsabilità, della solidarietà e della giustizia sociale.
Nel suo intervento, il segretario della Cgil ha richiamato alcuni valori comuni alla tradizione sindacale e a quella cristiana: la dignità del lavoro, la solidarietà e la giustizia sociale. “Senza lavoro non c’è cittadinanza piena – ha ricordato –. Il lavoro non è merce, ma identità, futuro, comunità. Significa salario giusto, sicurezza, riconoscimento e libertà di pensiero”.
Rivolgendosi all’Arcivescovo, Stanzione ha ricordato un passo del discorso di Delpini alla città del 2022: “L’impegno che trova motivazione nell’inquietudine e nel realismo della speranza si chiama politica”. Un sentimento di inquietudine attiva, ha detto Stanzione, “che ci spinge a cambiare le cose, a non rassegnarci di fronte alla sofferenza delle persone e della città”.
Per il segretario della Cgil Milano, la crisi del lavoro non è solo economica, ma spirituale e di senso: “Viviamo un tempo in cui la produzione è aumentata ma il senso è diminuito. La domanda oggi non è solo ‘che lavoro farò?’, ma ‘che significato avrà il mio lavoro per me e per la società?’”.
Milano, ha aggiunto, “è diventata una città attrattiva, forse troppo. Una città per pochi è una città di persone sole. Eppure la vera forza di Milano non è lo skyline, ma la sua umanità. È stata grande quando ha saputo accogliere, integrare, costruire diritti e solidarietà”.
Da qui l’appello a una nuova responsabilità collettiva: “Occorre il coraggio di rimettere al centro la politica, quella vera, che ascolta, che sbaglia, che costruisce. Dobbiamo riprendere parola e camminare insieme, senza steccati e senza verità assolute, per cambiare le cose”.
Stanzione ha concluso con un invito a ritrovare il nesso profondo tra sogno e lavoro:
“Senza sogno il lavoro si svuota, e senza lavoro il sogno si spegne. Oggi dobbiamo ridare a Milano il suo volto umano, farne ancora una volta un laboratorio di civiltà, uguaglianza e speranza. Perché la città, il lavoro e la vita sono più grandi del mercato.”
Leggi qui il discorso integrale di Luca Stanzione
L’Arcivescovo Delpini: “Costruire insieme un lavoro che unisca competenza e bene comune”
Nel suo intervento alla Camera del Lavoro di Milano, l’Arcivescovo Mario Delpini ha espresso profonda stima per l’impegno del sindacato e per il ruolo che la Cgil svolge nel difendere i diritti e la dignità delle persone che lavorano.
«Il sindacato – ha detto – è un’organizzazione che merita il rispetto di tutti, perché si prende cura del bene comune e delle condizioni di chi spesso non ha voce».
Delpini ha invitato a riflettere su quali logiche oggi sia necessario contrastare: l’individualismo che isola, il sistema economico orientato solo al profitto, la tecnocrazia che riduce le persone a numeri e la frenesia produttiva che consuma le energie e svuota il senso del lavoro.
«Dobbiamo resistere a un modello di società che misura tutto in base all’efficienza e non al valore delle relazioni», ha sottolineato.
Per costruire un futuro più giusto, l’Arcivescovo ha indicato alcuni percorsi comuni: restituire al lavoro il suo significato sociale, rilanciare l’associazionismo e la solidarietà organizzata, investire nella formazione dei giovani e nel dialogo tra generazioni, riscoprire ritmi di vita più umani.
«Il lavoro deve tornare a essere l’incontro tra il talento della persona e il bene della società», ha affermato, aggiungendo che la formazione deve rendere desiderabile l’impegno e la responsabilità, non solo insegnare competenze.
In chiusura, Delpini ha voluto condividere un messaggio di speranza:
«Non sono venuto per insegnare, ma per condividere un desiderio: quello di prenderci cura, insieme, del bene che vogliamo a questa città, alla sua gente e al futuro che costruiremo con il lavoro e con la solidarietà».