AGGIORNAMENTO 25 aprile 2025, Esselunga mette in cassaintegrazione 200 dipendenti
Filt Cgil: “scelta grave e unilaterale dell’azienda di ricorrere alla cassa integrazione per 200 dipendenti diretti. Una mossa strumentale, che punta a dividere lavoratori e sindacati e a scaricare sulle spalle di chi lavora le conseguenze dell’assenza di volontà negoziale. Ma questa strategia non produrrà l’effetto sperato. Al contrario, rafforzerà la mobilitazione e la solidarietà tra lavoratori e sindacati, mostrando all’opinione pubblica il vero volto di un’azienda che antepone minacce e profitti al rispetto delle regole e dei diritti fondamentali”.
Prendono posizione Filcams, Fisascat, Uiltucs: “Esselunga ritiri la procedura di cassa integrazione per i 200 lavoratori del magazzino di Milano Dione Cassio. La soluzione dei problemi va trovata al tavolo di confronto tra le aziende appaltatrici Brivio e Viganò-Deliverit, Cap Delivery e i lavoratori driver, che rivendicano maggiori garanzie a tutela della salute e sicurezza, e non spostando il problema sui lavoratori del magazzino, generando così una profonda preoccupazione e incertezza. Ricordiamo che, nel corso dell’ultimo anno, FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS abbiano unitariamente affrontato il tema della ricomposizione delle filiere e delle condizioni di lavoro negli appalti Esselunga, internalizzando circa 3000 lavoratori e lavoratrici con la corretta applicazione dei contratti nazionali, abolendo il subappalto e prevedendo l’istituzione di una apposita commissione di verifica di questi processi. Un risultato importantissimo, che però, alla luce della vicenda attuale, dimostra come la strada da percorrere sia ancora lunga a tutela di tutte le lavoratrici e tutti lavoratori in appalto”.
Turni massacranti, sicurezza assente, minacce di cassa integrazione: i lavoratori della logistica in appalto continuano la mobilitazione. Cgil Milano: “Non basta la Fidaty per conquistare fiducia, servono responsabilità”
Nessun passo avanti, nessuna apertura: il 23 aprile 2025 si è chiuso con un nulla di fatto il confronto tra aziende appaltatrici e sindacati convocato dalla Prefettura di Milano sulla vertenza che coinvolge centinaia di driver che consegnano per conto di Esselunga. Dopo oltre quattro ore di discussione, i rappresentanti delle aziende non hanno fornito alcuna risposta alle richieste avanzate dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali.
A monte della protesta ci sono condizioni di lavoro denunciate come inaccettabili: turni straordinari imposti, pressioni indebite e gravi carenze nella sicurezza. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – presenti unitariamente al tavolo – avevano avanzato proposte definite “concrete, di buonsenso e dentro la cornice contrattuale”. Ma da parte datoriale, ancora una volta, è arrivato il silenzio.
Le accuse a Esselunga: “Deresponsabilizzazione inaccettabile”
A far esplodere la tensione sono state anche le dichiarazioni dell’azienda. Esselunga ha pubblicamente affermato che lo sciopero avrebbe bloccato il rifornimento di pane e beni di prima necessità. I lavoratori hanno smentito con fermezza: «Quando ci è stato chiesto di far uscire il pane dai magazzini, lo abbiamo fatto senza esitazione. È grave che Esselunga tenti di delegittimare la protesta con notizie false».
Ma a indignare maggiormente è stata la minaccia di ricorrere alla cassa integrazione per oltre 700 lavoratori. Una mossa che ha fatto scattare l’accusa, da parte del sindacato, di voler trasformare una vertenza legittima in un capro espiatorio sociale.
«Le minacce diffuse a mezzo stampa rappresentano il peggiore esempio di un’azienda che si sente estranea alle condizioni di lavoro di chi opera ogni giorno per il suo servizio», attacca Luca Stanzione, segretario generale della Cgil Milano. «Quando l’appalto è così centrale, viene da chiedersi perché esternalizzarlo. Non basta la carta Fidaty per costruire fiducia: servono comportamenti coerenti e socialmente responsabili».
Una vertenza simbolica per tutto il mondo del lavoro
La mobilitazione dei driver – sottolineano i sindacati – va oltre il singolo caso: «Parla a tutto il mondo del lavoro, soprattutto a quello frammentato degli appalti e subappalti, dove troppo spesso si registrano infortuni, sfruttamento e mancanza di diritti. Le cronache recenti dovrebbero spingere Esselunga a maggiore consapevolezza e assunzione di responsabilità».
Intanto, lo sciopero prosegue senza interruzioni, secondo le modalità definite democraticamente dai lavoratori in assemblea. Le rivendicazioni restano chiare: più sicurezza, tutele, rispetto e dignità per chi ogni giorno recapita la spesa nelle case di migliaia di persone.
Il sostegno di Federconsumatori: “I diritti non si negoziano”
A sostegno della protesta è intervenuta anche Federconsumatori Milano e Lombardia, che ha lanciato un appello al consumo consapevole: «Non si possono strumentalizzare i diritti. Il lavoro dignitoso non è oggetto di compromessi. Invitiamo i cittadini a comprendere l’importanza di questa mobilitazione, che non riguarda solo i lavoratori ma l’intero modello di società e di distribuzione che vogliamo».
Prossimi passi: la mobilitazione continua
Nonostante l’assenza di risposte al tavolo, i sindacati non si fermano. «È il momento di scegliere da che parte stare. Le risposte sono a portata di mano, serve solo volontà e rispetto. Non ci fermeremo finché non arriveranno risposte vere», concludono Cgil, Cisl e Uil.