giovedì, 3 Luglio 2025

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Emergenza caldo: “Un primo passo utile. Ora serve più coraggio, più tutele, più prevenzione”

La Regione Lombardia ha varato un’ordinanza (valida fino al 15 settembre) che vieta il lavoro all’aperto nelle ore più critiche (12.30–16.00) nelle zone identificate con rischio “alto” dalla mappa Worklimate e consente la sospensione delle attività nei cantieri per mitigare i rischi di colpi di calore

Si tratta di una misura che risponde alle sollecitazioni avanzate da tempo dalla Cgil e da Fillea, Filca e Feneal, che da anni chiedono interventi concreti per prevenire gli effetti devastanti delle ondate di calore sui lavoratori. Come si legge nella nota della Cgil regionale, questo provvedimento è “una prima apertura importante, ma non ancora sufficiente”.

Anche per Luca Stanzione, segretario generale della Cgil Milano, questa ordinanza rappresenta “un primo passo importante, perché finalmente si mette nero su bianco che il caldo eccessivo può mettere a rischio la salute delle persone, e che è necessario intervenire anche sospendendo l’attività lavorativa”. Ma, avverte, “non possiamo accontentarci. Serve molto di più”.

Serve una strategia strutturale, non solo emergenziale

Stanzione sottolinea come sia urgente un cambio di paradigma: “Non possiamo affrontare il caldo come se fosse un’eccezione. È una condizione che ormai si ripete ogni estate, con ondate sempre più violente e prolungate. Dobbiamo costruire una risposta strutturale, non basata sull’emergenza”.

Il sindacato chiede di andare oltre le ordinanze temporanee e di attivare strumenti stabili, a partire da una legge nazionale, protocolli aziendali per la prevenzione, riduzione dell’orario di lavoro nelle ore più calde, formazione dei lavoratori e delle imprese sui rischi legati al caldo, adozione di linee guida chiare e vincolanti in tutti i settori più esposti.

Milano: vigilanza e contrattazione per proteggere chi lavora

A Milano e nell’area metropolitana, la Cgil continuerà a esercitare il proprio ruolo di vigilanza e proposta, in dialogo con gli enti locali e con le imprese. “Vogliamo che ogni cantiere, ogni luogo di lavoro all’aperto o privo di climatizzazione adeguata — afferma Stanzione — preveda misure concrete per ridurre l’esposizione al caldo eccessivo. Non possiamo aspettare che ci scappi il morto”.

Il sindacato ricorda che il rischio caldo non riguarda solo i cantieri, ma anche chi lavora nella logistica, nei magazzini, negli impianti industriali, nei trasporti e persino nei servizi alla persona. “Pensiamo agli operatori sociosanitari che si muovono tutto il giorno tra case e strutture senza adeguate tutele: anche loro devono essere protetti”, conclude il segretario.

Allarme caldo: scatta lo sciopero alla Emmegi di Cassano d’Adda

La vicenda di Cassano d’Adda rappresenta un campanello d’allarme: alla Emmegi spa, azienda che produce scambiatori di calore, circa 40 su 90 lavoratori (reparto produzione) hanno scioperato perchè la temperatura interna avrebbe superato i 35 °C, con punte di 36,5 °C. I lavoratori lamentano l’assenza di un piano contro il caldo, nessun investimento significativo, né misure effettive. 

Questa vicenda conferma che l’emergenza caldo non riguarda solo i cantieri e l’agricoltura, ma si estende anche all’interno dei capannoni industriali, spesso senza la giusta attenzione al benessere termico dei lavoratori.

Un’estate da affrontare insieme, con più diritti

L’emergenza climatica e la tutela della salute nei luoghi di lavoro vanno affrontate con la forza del sindacato e della contrattazione. “Chiediamo che questa ordinanza regionale sia solo l’inizio di un percorso più ampio, fatto di prevenzione, formazione, diritti esigibili. Perché nessuno debba scegliere tra lo stipendio e la propria salute”, dice la Cgil.

Per questo la Cgil Milano invita tutte le lavoratrici e i lavoratori a segnalare situazioni a rischio, a rivolgersi alle strutture territoriali e a pretendere insieme il rispetto delle condizioni minime di sicurezza, anche in estate. Perché il diritto alla salute non va in ferie.