giovedì, 10 Luglio 2025

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Infortunio “in itinere” con il monopattino: l’Inail riconosce la rendita grazie all’Inca Cgil

La storia della signora K., lavoratrice delle pulizie caduta mentre si spostava tra due sedi di lavoro: solo con l’aiuto del patronato ha ottenuto il riconoscimento e un’indennità mensile

Caduta con il monopattino (e non dal monopattino) durante un trasferimento di lavoro e l’Inail le riconosce una rendita per infortunio in itinere. Lo racconta Laura Chiappani di Inca Cgil in un’intervista al Corriere Della Sera.

Ma per arrivare a quei 200 euro, sono stati necessari parecchi mesi e, soprattutto, l’intervento del patronato sindacale. Quella mattina di giugno 2024, la signora K., cinquantenne di origine croata dipendente di una cooperativa di pulizie, era in via Padova durante il trasferimento tra due sedi di lavoro. Stava spingendo a mano il suo monopattino, utilizzato per guadagnare tempo negli spostamenti, tra un mezzo pubblico e l’altro. Il marciapiede stretto, quelle bottiglie di vetro rovesciate da aggirare, l’autobus già alla fermata da qualche secondo, le porte ancora aperte ma bisogna sbrigarsi.

Poi l’urto improvviso, arrivato chissà da dove, la caduta rovinosa, l’urto violento a terra e il dolore acuto. Un capannello di passanti attorno e l’autobus che se ne va è l’ultimo dei motivi di sofferenza. Frattura al ginocchio. E dopo l’emergenza medica, arriva quella occupazionale ed economica. La signora, infatti, aveva un contratto annuale a progetto, di quelli che si rinnovano finché tutto funziona. Amici e vicini di casa l’hanno aiutata molto, anche in termini di mero sostentamento, ma per lei c’era il problema di non poter lavorare e quindi di non avere redditi.

Nel luglio successivo la signora K. si presenta accompagnata da un’amica al patronato Inca Cgil. «Era in carrozzina, ancora non autosufficiente, con in mano un contratto di lavoro scaduto e non rinnovato, e con un voluminoso pacco di moduli Inail — racconta Laura Chiappani dell’Inca Cgil di Milano —. L’obiettivo era richiedere il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro in itinere, ma quella modulistica può rivelarsi davvero ostica, e non soltanto per chi ha meno dimestichezza con la lingua italiana, ma anche per chi non sa destreggiarsi tra norme e certi dettagli che possono risultare decisivi per il buon esito della pratica: dalla dinamica dell’infortunio alle caratteristiche tecniche dei mezzi, noi che ci lavoriamo sappiamo quanto possano rivelarsi insidiosi quei moduli, basta un dettaglio per compromettere tutto».

Preso in carico l’aspetto burocratico della vicenda, il patronato sindacale arriva al risultato senza neanche dover presentare un ricorso. «Sebbene si sia trattato di una dinamica piuttosto singolare, l’Inail ha riconosciuto l’infortunio in itinere e alla signora è stata assegnata una rendita mensile corrispondente a un danno del 16 per cento, quindi una cifra tra i 150 e i 200 euro al mese, che copre in parte le conseguenze permanenti delle lesioni riportate». Nel 2018, a un’infermiera che si era fratturata un malleolo dopo la caduta dal monopattino mentre andava al lavoro, l’Inail aveva invece negato la rendita perché il mezzo non era riconosciuto dal Codice della strada.