A pochi giorni dalla conclusione della tornata referendaria promossa dalla CGIL, il coordinamento di zona Nord Milano si è ritrovato per condividere un’analisi collettiva dell’esperienza vissuta. A fare il punto è stato Francesco Fedele, coordinatore di zona, che ha tracciato un bilancio appassionato e concreto del lavoro svolto, partendo da un dato centrale: in zona hanno votato 153.350 persone e, ovunque, i Sì hanno superato i voti delle coalizioni politiche.
“Abbiamo voluto organizzare questo incontro perché ci sembra doveroso restituire una sintesi del lavoro fatto: è stato uno sforzo collettivo che ha ricompattato una comunità militante che mancava da tempo”, ha spiegato Fedele.
Otto i comitati nati sul territorio per sostenere i referendum, oltre 200 le persone coinvolte attivamente. Un’attività fitta e capillare che ha riempito mercati, metropolitane, piazze, spazi pubblici e social network con volantinaggi, incontri di formazione, eventi e iniziative, portando i temi del lavoro e della cittadinanza direttamente tra le persone.
“Si è tornati a parlare di diritti e di lavoro dopo una lunga stagione di silenzio insopportabile”, ha sottolineato Fedele. “Un lavoro sfiancante, ma pieno di entusiasmo e senso collettivo. Le chat dei comitati ci hanno tenuti connessi per due mesi, facendoci sentire più vicini che mai”.
Tra i protagonisti della campagna, Fedele ha voluto ringraziare in particolare il Sindacato Pensionati (SPI), con i segretari di lega che hanno guidato i coordinamenti locali, e la FIOM, che ha promosso assemblee e numerosi volantinaggi coinvolgendo il gruppo dirigente di zona e la segreteria regionale.
Dati e indicazioni: una lettura utile per il futuro
Pur non avendo raggiunto il quorum, i referendum hanno mobilitato un numero significativo di cittadini, in particolare nella zona Nord Milano, dove la partecipazione al voto ha superato il 36%, con punte del 38,4% a Sesto San Giovanni e una crescita media del 27,76% rispetto alle elezioni europee.
“Il dato più interessante – ha osservato Fedele – è che il voto ha pescato in fasce diverse, intercettando anche l’astensione. In particolare, a Cinisello la percentuale di votanti è stata la più bassa, ma con un incremento del 34,7% rispetto alle europee. Un segnale importante.”
Analizzando i dati regionali, emerge che i canali informativi più influenti sono stati il sindacato (54%) e i social network (41%), mentre i partiti si sono fermati al 9%. A questo proposito, Fedele ha voluto chiarire:
“Sento il bisogno di respingere l’idea che la politicizzazione dei referendum sia stata un male. Al contrario, senza l’apporto dei partiti e delle associazioni non avremmo avuto questi risultati. La loro presenza è stata decisiva.”
Tra le motivazioni che hanno spinto al voto, il 40% degli elettori ha indicato il desiderio di rafforzare le tutele sul lavoro e contrastare i licenziamenti ingiustificati, mentre il tema dell’immigrazione ha coinvolto circa il 16% dei partecipanti.
I nodi politici: cittadinanza e lavoro
Un passaggio importante della riflessione è stato dedicato al quinto quesito, quello sulla cittadinanza, che ha registrato una percentuale di “no” significativa anche tra i sostenitori della CGIL.
“Non ha aiutato, è evidente – ha ammesso Fedele – ma è arrivato il tempo per dotare l’Italia di nuove leggi su cittadinanza e immigrazione. O si pensa a una politica dell’inclusione e della formazione, oppure si accetta l’idea di cercare solo forza lavoro a basso costo.”
Una comunità che non si scioglie
L’analisi si chiude con un invito a non disperdere la rete costruita in questi mesi:
“Dobbiamo difendere e valorizzare il lavoro straordinario fatto dai coordinamenti. Le chat nate per organizzare la campagna possono restare vive, essere motore di un costante lavoro nel territorio”, ha detto Fedele.
La CGIL, ha assicurato, continuerà a promuovere alleanze con il mondo democratico e associativo, rilanciando la contrattazione sociale, la difesa della sanità pubblica, il welfare, la partecipazione alle politiche di ambito e lo sviluppo urbano. Ma, soprattutto, a tenere il lavoro al centro dell’agenda politica e sindacale.
“Forse è il momento di discutere su come dovrà essere il sindacato di domani”, ha concluso Fedele. “Un sindacato che innova, ma resta ancorato alle sue radici. Che rilancia le battaglie sui contratti, sulle politiche salariali, industriali, sulla riduzione dell’orario. E che torna a proporre al Paese una nuova stagione di vertenze generali.”
Un grazie sentito, infine, a tutte e tutti coloro che hanno partecipato alla campagna referendaria:
“Abbiamo condiviso giorni pieni di lavoro, idee e sfide. Nonostante il risultato, restano speranze, legami e soddisfazioni. Non è un traguardo, è un nuovo inizio.”