sabato, Aprile 27, 2024
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Benvenuti nella vostra storia. Inaugurata oggi la nuova sede dell’Archivio del Lavoro

Migliaia di documenti, libri, fotografie, manifesti, contratti di lavoro, riviste, giornali di fabbrica, medaglie, tessere, bandiere, interviste, audio e filmati della Camera del Lavoro di Milano, delle categorie e della Cgil lombarda. E’ il tesoro custodito all’Archivio del Lavoro, nato nel 1976 a Sesto San Giovanni e oggi rinnovato nei suoi spazi, con nuove sale e anche due nuove targhe.

“Abbiamo deciso di intitolare due luoghi simbolici dell’Archivio – la sala studio e la sala conferenze – a due militanti significativi per tutta la comunità Cgil”, spiega Debora Migliucci, direttrice dell’Archivio. “La sala conferenze da oggi è dedicata a Giuseppe Granelli, un operaio colto, dotato di una spiccata ironia e intelligenza, sindacalista di fabbrica e “capo” degli operai della Falck. Fu protagonista del bel libro “Una vita operaia” di Giorgio Manzini. Negli anni Ottanta, ormai in pensione, si dedicò alla raccolta di 500 testimonianze di lavoratori e lavoratrici della Fiom, che costituiscono una eredità importante per chi milita oggi in Cgil e per chi studia il lavoro a Milano”.

Elide Pacini, cui è stata dedicata la sala studio, “arrivò giovanissima in Camera del Lavoro a Milano, nell’immediato dopoguerra, fu una delle prime impiegate del neocostituito INCA CGIL”, spiega Migliucci. “Lavorò negli anni con molti segretari da Bonaccini a Venegoni, da De Carlini a Pizzinato, fino a Carlo Ghezzi e per lungo tempo tenne i rapporti con i sindacati della DDR. Elide era considerata un po’ la memoria storica prima della CGIL e, poi, dal 1986 dello Spi a cui prestò la propria militanza fino all’ultimo”.

“Noi crediamo davvero tanto nel ruolo di questo spazio – sottolinea Angela Mondellini, segretaria Cgil Lombardia -. Nel fare memoria bisogna crederci e capirne l’importanza, ogni documento è un monumento come dice Foucault. Su ogni piccolo documento noi costruiamo il monumento della nostra storia, per guardare avanti. Noi non possiamo prevedere, non sappiamo dove andremo, ma possiamo capire perché siamo arrivati ora qui. Celebriamo il nostro monumento che è la grande storia della Cgil, e lo costruiamo intorno a tutti i soggetti anche quelli trascurati come ad esempio le donne che nella storia hanno avuto uno spazio troppo piccolo finora. 

“In questo percorso la Cgil Lombardia c’è – prosegue Mondellini – nella scrittura e nella riscoperta attraverso i documenti della storia. Stiamo provando a mettere in rete gli archivi delle camere del lavoro per mettere insieme storie diverse di territori diversi, che raccordate ci parlano di tutti noi. Consegneremo a ciascuna camera del lavoro dei documenti tematici, l’anno prossimo saranno sugli scioperi del ’44”.

Luca Stanzione, segretario generale Camera del Lavoro di Milano: “Ringrazio alcune persone che hanno diretto l’organizzazione, senza di loro l’Archivio non esisterebbe: Maria Costa, fondatrice dell’Archivio del Lavoro. Senza di lei e la sua pazienza tutto questo non ci sarebbe stato. Il lavoro dell’archivista è controcorrente: la memoria di fronte allo sviluppo della città negli anni del boom era un lavoro prezioso, da conservare. Un lavoro che ha proseguito Debora Migliucci, oggi in un contesto per certi versi ancora più difficile per parlare di storia. Poi ringrazio Massimo Bonini, che da segretario generale Cgil Milano si è fatto carico di affrontare momenti decisivi della storia dell’Archivio. Grazie a Elena Lattuada, ex segretaria generale Cgil Lombardia, che ha avuto insieme a Bonini una visione strategica sul futuro. Grazie a Michele Tedino, che ha fatto la differenza con la sua minuzia. 

Stanzione prosegue: “Esiste nel buio del bosco un uccellino che canta? Non esiste, perché l’uccellino da solo nel buio nessuno lo può raccontare. E’ un aneddoto dell’università che mi permette di dire: Cosa sarebbe la storia senza le fotografie che immortalano momenti cruciali? Cosa sarebbe oggi la storia senza il comunicato di Giuseppe Di Vittorio in cui prende le distanze dall’intervento militare in Ungheria? Conservare le fonti storiche significa conservare vivo un pensiero, quello del movimento dei lavoratori. E’ il patrimonio prezioso conservato dall’archivio. Molto di questo archivio è fatto da una persona che oggi non c’è più e senza il quale non avremmo nulla oggi, Lo Consolo.

Per noi conservare la storia non è solo un esercizio di memoria ma una battaglia politica per dire che un pensiero alternativo c’è. 

Antonio Gramsci scriveva che siamo alunni disattenti, svogliati e testoni, che non hanno imparato nulla da quella maestra autorevole e attendibile che è la storia. Tutti sappiamo che c’è molto da imparare dal passato, che non si può costruire un futuro di pace e prosperità se non conosciamo le nostre radici, gli errori e gli orrori che ci siamo lasciati alle spalle.

E per questo noi auguriamo una nuova stagione all’Archivio del Lavoro”.

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